Elezioni Pulite: le norme che il Parlamento non vuole

Glie dici alla tua rete di scrutatori de rispettamme?” “Cento per cento, stai tranquillo, certo che sì…“.

Questo è uno scambio intercettato fra Baldi, capogruppo lista Zingaretti e Gramazio, capogruppo PDL indagato per associazione mafiosa. Sempre Gramazio in un’intercettazione dell’inchiesta denominata mafiacapitale dice: “Finite le operazioni di voto i … le urne vanno in alcune … in alcune sedi (…) non si tratta della classica operazione di … di controllo delle schede … inc … quello c’abbiamo ancora il tempo per fa’ degli inserimenti“.
Queste intercettazioni non sono state diffuse e analizzate dai vari programmi televisivi di approfondimento politico della nostra Italia dove, ad ogni tornata elettorale, vengono denunciati brogli.

brogli-elettorali

 

In molte zone, infatti, il voto di scambio politico-mafioso, l’annullamento seriale di schede, schede già votate nell’urna prima dell’apertura dei seggi, persone decedute che “votano”, sono solo alcuni dei fenomeni che puntualmente inquinano il risultato elettorale, mettendo a rischio la stessa funzionalità della democrazia. Basta dire che in alcuni casi si è giunti anche a delle condanne (es. a Palermo, Taranto, Casal di Principe, Quarto etc.) e varie indagini sono aperte anche in città del nord Italia (es. Reggio Emilia) per brogli elettorali.

Per questo, il MoVimento 5 Stelle ha presentato una serie di emendamenti alla legge elettorale volti a prevenire questo fenomeno o quantomeno a renderlo più difficile. In particolare i nostri emendamenti puntano a:
rendere scrutatori e segretari di seggio nuovamente estratti a sorte e non più nominati da partiti e presidenti di seggio;
– impedire che condannati, anche in primo grado, per reati di mafia o contro la Pubblica Amministrazione possano diventare scrutatori;
– la rotazione del presidenti di seggio per evitare che questi possano operare sempre nella stessa sezione elettorale;
– aumentare il numero minimo dei votanti per sezione elettorale, rendendo più difficile identificare i voti;
– modificare le urne elettorali, rendendole trasparenti e quindi più difficile l’inquinamento del voto;
– modificare le cabine elettorali, togliendo la tendina e comunque in modo da impedire l’esistenza di operazioni volte al controllo/scambio del voto.
Inoltre abbiamo presentato una proposta per consentire ai fuori sede, come ad esempio studenti o giovani lavoratori che studiano e lavorano in un città diversa da quella di loro residenza, di poter votare nella prefettura ove hanno domicilio.
Il Parlamento tramite la presidenza della commissione affari costituzionali e gli uffici della Camera che tutto hanno permesso in questi anni, come violazioni del regolamento e della Costituzione, o permettendo l’attuazione di norme inesistenti nel regolamento (vedi ghigliottina), ha deciso di respingere tutti i nostri emendamenti in blocco, giudicandoli irricevibili.

Per questo li raccoglieremo e li presenteremo all’interno di una Proposta di Legge come pacchetto elezioni-pulite.
La tutela del processo elettorale sta alla base di qualsiasi rivoluzione democratica, in assenza della quale ogni sforzo di cambiamento sarà vanificato dall’azione dei gruppi criminali e dalla connivenza dei partiti.
Dalila Nesci e Riccardo Nuti

1 commento su “Elezioni Pulite: le norme che il Parlamento non vuole”

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